Food for Minds/selectedbooks by qualified readers
E' una selezione di libri di
qualità pensata per fornire suggerimenti ai tavoli degli architetti.
Le recensioni sono a cura di lettori che a uno sguardo serio e penetrante
accoppiano una consapevole modalità di scrittura.
INDEX All reviews
Il seminario condotto da Antonino Saggio ha inteso fornire uno spaccato
critico su alcuni testi recenti di Teoria dell'architettura contemporanea
e allo stesso aprire la riflessione sul rapporto tra teoria e pratica progettuale
all'interno dell'attività dei partecipanti, A partire dal testo analizzato
e commentato in ciascun articolo è presente un progetto architettonico che
serve ad esemplificare, seppure parzialmente, alcuni nessi tra elaborazione
teorica e ricerca progettuale di ciascun dottorando di ricerca.
Dottorato di Ricerca in
Composizione Architettonica (Teoria dell'architettura)
Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni
– La Sapienza Roma
La
piramide e il labirinto
di Claudio Nurzia
Uno spaccato sui temi di
ricerca che Bernard Tschumi affronta nel periodo che va dalla metà degli anni
settanta fino al concorso per il Parc de La Villette. Una approfondita indagine sulle qualità astratte e fisico-percettive
dello spazio viste come aspetti dialettici e conflittuali di una medesima realtà architettonica.
Bernard Tschumi,
Questions of Space,
Architectural Association, London 1990,
(pp.108)
I saggi di Bernard Tschumi pubblicati in questo scritto si concentrano
sul concetto di spazio. Nel periodo in cui vengono scritti, tra il 1975 e il
1983, l’idea di spazio sembra essere il solo comune denominatore tra città,
architettura e strutture sociali. Lo spazio costituisce un elemento di
mediazione all’interno di una moltitudine di discipline: da un lato film, arte
concettuale, performance temporanee; dall’altro discipline come la matematica,
la letteratura e la filosofia. In questo volume Tschumi introduce alcuni temi
di riflessione sull’argomento, analizza il modo in cui il concetto di spazio si
è sviluppato durante il XX secolo e le ripercussioni che tale evoluzione ha
introdotto nell’arte e nell’architettura.
R.
Mallet-Stevens, set per l’Inhumaine
Francia 1923
Nel
primo scritto della raccolta l’autore si sofferma su quel periodo, i primi
decenni del novecento, in cui rapidi cambiamenti portarono alla profonda
revisione dei valori e dei principi culturali su cui fondava la società. Egli ricorda
che da quella crisi ideologica nacque agli inizi del secolo la necessità di
riformulare il concetto di architettura e rivedere i termini con cui descrivere
lo spazio, la più fondamentale delle sue istanze. Tale cambiamento portò a due
atteggiamenti culturali differenti. Da un lato quello di chi considera l’architettura
come una cosa della mente, una disciplina concettuale che opera mediante
variazioni linguistiche o morfologiche (la metaforica piramide); dall’altro
quello per cui la ricerca architettonica si concentra sui sensi, sull’esperienza
dello spazio e sulle relazioni tra spazio e prassi realizzativa (il
labirinto).
E. A. Dupont, Variety, 1925
Tschumi
approfondisce l’argomento e afferma che queste visioni dell’architettura non sono
alternative ma, al contrario, costituiscono due stati dell’architettura
interconnessi e autonomi, due momenti differenti del medesimo processo. Il
primo, teorico, crea attraverso un apparato concettuale le regole
dell’architettura, il secondo - la prassi - crea l’architettura. Il
rapporto tra teoria e prassi è dunque dialettico ma, nel passaggio dallo spazio
concettuale a quello reale, la dialettica si dissolve a favore degli aspetti
immanenti dell’architettura. In quel momento l’atto teorico non è più responsabile
della qualità dello spazio; per dirla con le parole di Tschumi: «Come il
concetto di cane non abbaia, così il concetto di spazio non è spazio».
Un
altro interessante tema che il libro affronta è quello della sensualità propria
di alcune esperienze artistiche del primo novecento. In quel periodo la storia
dell’arte subì l’influenza delle teorie del linguaggio e da questo confronto si
sviluppò una nuova sensibilità architettonica che Bernard Tschumi indaga in
alcune sue manifestazioni. Il Manifesto dell’Architettura Futurista
viene citato come esempio di una sensualità che deriva dalla auto-trasgressione
dell’artista rispetto alle norme in esso contenute. Le performance
artistiche della Futurista Valentine de Saint Point vengono ricordate per illustrare
quella particolare sensualità che nasce nel teatro dall’interazione tra il
danzatore e l’ambiente in cui si muove.
A. Robinson, Warning Shadows, 1923
Tschumi
spinge la propria riflessione fino ad affermare che l’architettura genera
sensazioni di piacere nel momento in cui passa dallo stato di progetto a quello
di manufatto fisico. Egli non condivide l’atteggiamento culturale che da De
Stijl alle Neo-avanguardie ha sempre combattuto gli aspetti antinomici come
ordine-disordine, razionalità-sensualità,
che sono complementari in architettura. Rifiuta l’estremizzazione di chi vede
l’architettura come una disciplina concettuale dematerializzata, ma anche la
visione di chi la considera un evento empirico che trae significato esclusivamente
dai sensi. Per Tschumi il piacere in architettura è generato dall’opposizione
di questi due concetti, dalla dialettica tra di essi e dalla disintegrazione di
questa dialettica. Il piacere risiede proprio nel momento in cui l’atto di Architettura, portato al suo
eccesso, rivela tracce della ragione e allo stesso tempo l’immediata esperienza
dello spazio.
«Non
c’è spazio senza evento, né architettura senza programma». Questa affermazione
sintetizza il tema portante di alcune ricerche che l’autore effettuò a partire
dagli anni ’70, al fine di approfondire le relazioni che intercorrono in
architettura tra concetti astratti ed esperienze sensoriali immediate. Tschumi
sostiene che se una lettura dell’architettura deve includere gli eventi che
prendono vita in essa, è necessario trovare modi adeguati per trascrivere, notare,
tale attività. Usare notazioni di movimento significa associare al
disegno/progetto dell’architettura nuovi codici legati alla sua percezione e
lasciare che tali segni diventino parte di esso. Questa particolare ricerca sui
caratteri elementari delle forme e sul movimento dei corpi nello spazio risulta
uno degli argomenti più interessanti del testo, preannuncia le sperimentazioni
illustrate nei Manhattan Transcripts, e introduce alcuni argomenti utili
alla comprensione del progetto, di seguito illustrato, che costituisce il contributo
originale di chi scrive questa breve recensione.
L’opera
in oggetto, realizzata tra il 2000 e il 2004, è frutto di una operazione di interior
design nata dall’esigenza di riadattare un appartamento costruito negli
anni ’70 allo stile di vita del suo proprietario attuale. Caratterizzato da una
superficie piuttosto ridotta l’immobile è stato trasformato internamente per
diminuire l’ingombro dato dalle partizioni opache e mantenere, allo stesso
tempo, la sensazione di una parziale divisione visivo/funzionale dei suoi
ambienti interni. Dapprima l’analisi dei movimenti e delle abitudini del
fruitore ha permesso di individuare le zone dell’appartamento utilizzate per differenti attività domestiche.
Successivamente sono stati introdotti alcuni elementi architettonici al fine di
caratterizzare queste aree senza costituire delle barriere visive e
psicologiche tra di esse.
Zona di passaggio
cucina-salone Parete-telaio della
cucina
La
tecnica progettuale utilizzata non ricorda direttamente le sperimentazioni
architettoniche di Bernard Tschumi, tuttavia si può osservare che le vedute più
gradevoli del progetto sono offerte proprio da quei punti in cui avviene la
sovrapposizione e la compenetrazione di strutture fisiche associate a
differenti aree funzionali. Trova qui applicazione quel principio di inclusione
degli eventi che per l’autore costituisce il principale responsabile della
qualità dello spazio architettonico e che rivela, nella manifestazione fisica
di questo progetto, alcune singolari proprietà estetiche.
Sebbene datato rispetto ai
principali temi discussi nell’attuale dibattito della critica architettonica,
questo volume di Bernard Tschumi può offrire al lettore una serie di spunti
interessanti, sia per una rilettura trasversale dei principali movimenti
artistici del XX secolo, sia per una migliore comprensione dell’opera del noto
architetto svizzero-statunitense.
Disegno di studio
AntoninoSaggioHome